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scarica la Relazione al 5° Congresso della CSS
del Dott. Giacomo Meloni - anno 2003


Relazione del Segretario Generale Giacomo Meloni

al V Congresso Nazionale della Confederazione Sindacale Sarda

Selargius, 8 dicembre 2003

 

 

Gentili Signore

Graditi Ospiti

Delegate e Delegati

a questo nostro V Congresso Nazionale,

 

“Se un popolo non conquista la sua indipendenza politica, non può essere soggetto della sua storia, ma resterà ai margini della storia di quella nazione che lo avrà vinto e dominato. E se un popolo dovrà risorgere dal limbo nel quale si trova dovrà avere il suo “stato”.

Con la conquista dell’indipendenza il popolo sardo potrà costituire il suo stato che avrà i poteri per promuovere il processo di riscatto e di evoluzione economico-sociale oggi impossibile, in quanto soggetto ad altra potenza che non mostra alcun interesse né alcuna buona volontà per dare alla Sardegna il posto che le compete per ragioni storiche, geografiche, etniche nel consorzio dei popoli liberi”.

Ho scelto di iniziare questa mia relazione citando un brano di un lunghissimo intervento tenuto in Ollolai il 10 giugno del 1967 dal grande Antonio Simon Mossa, sardista illustre, convinto patriota, lucidissimo ingegno e studioso pluridisciplinare conosciuto in tutta l’Europa e in tutto il mondo mediterraneo, ma soprattutto padre del Sindacato dei Lavoratori sardi, a cui si è ispirata fin dalla sua origine la Confederazione Sindacale Sarda.

A queste fonti ci siamo ispirati, a queste radici, a questi ideali fatti di pensiero, cultura, sofferenze, errori e conquiste che hanno però volti e sono persone che hanno tracciato la nostra storia di Sardi: sono i Puggioni, i Bellieni, e i Lussu, i Zucca, gli Oggiano, i Soggiu, i Columbu e i Melis, i Giacobbe ma anche i Cocco Ortu, i Crespellani, i Segni, i Dessanay, i Pili, i Fadda, i Dettori, i Corrias, i Pirastu, i Cardia e lo stesso Enrich e  Pazzaglia.  Un fiume di idee forza, di battaglie vere, di valori, ora impetuoso come un torrente di montagna, ora limpido e sereno nella sua corsa a valle, il più delle volte carsico nella profondità della terra e ora risorgente nella sua freschezza e purezza.

 

Non spetta al Sindacato né tanto meno ad un Sindacato come la CSS, dare indicazioni politiche, ma ci rivolgiamo da qui all’intera classe politica sarda, in un momento di straordinarie trasformazioni sociali, di tragedie, di crisi economico-finanziarie, di crisi di valori per dirvi: attingete a larghe mani da questo patrimonio, aprite i forzieri di questo immenso tesoro, non sperperatelo ancora, non fatevene unici interpreti e paladini.

 

Abbiate umiltà e coraggio.

 

Ai Soru, ai Soro, ai Floris, ai Sanna, ma anche ai Masala, ai Pili, ai Fantola, agli Onida, ai Cugini,ai Valentini e ai Cogodi, agli Scano, ai Balia, ai Serrenti e ai Corda e ai Delogu , agli stessi Cumpostu, Piliu e Sale di oggi diciamo con voce accorata: la sfida è giusta, tenete alti i valori dell’identità e sovranità e mettete al centro del vostro impegno veramente i problemi della Sardigna e dei Sardi.

 

Non c’è più tempo per le schermaglie politiche di bassa lega né per attacchi a livello personale come già abbiamo sentito e non c’è più tempo per programmi vuoti e inutili. Ma nessuno dica “prima di me c’è stato il vuoto, prima di me nessuno aveva detto … nessuno aveva proposto…..”

 

Ci sono anni di storia , ci sono idee e cultura, ci sono battaglie vinte e perse, ci sono soprattutto esempi di vita spese per il riscatto della Sardegna e dei sardi. Ad essi, a questi uomini grandi che hanno scritto la storia della Sardegna va la nostra gratitudine e rispetto.

 

Vorrei che questo nostro Congresso dedicasse un minuto di silenzio in ricordo di questi nostri padri dell’Autonomia in particolare la nostra memoria va ai grandi che ci hanno lasciato in questi ultimi mesi: Umberto Cardia e il Presidente Mario Melis

…………………………………………………………………………………………………………

 

Il loro impegno per i sardi e per la Sardegna ci deve essere di sprone per dare quel colpo di reni di cui abbiamo urgente necessità. Perché badate, lo dicevo a conclusione dei sei congressi che hanno preparato questa nostra meravigliosa assise “ho giurato, giuriamo tutti insieme, che non vogliamo morire senza aver realizzato il sogno, ma che soprattutto non vogliamo privare i nostri figli, dal consegnare loro una Sardegna rinata e, come abbiamo scritto, nel titolo del nostro V Congresso: una Sardegna felice”.

 

Graditi ospiti, cari delegati e delegate,

dobbiamo partire da qui. Dalle nostre radici, dal nostro senso profondo di appartenenza al popolo sardo, dalla nostra storia, memoria e cultura, dal nostro saper fare, dalle nostre ricchezze, dai profumi e sapori della nostra terra, dal nostro ambiente e territorio, ma soprattutto dall’autostima di noi stessi che significa più coraggio nell’intraprendere, meno invidia e supponenza, grande entusiasmo e speranza. Dobbiamo vincere la sfida di oggi.

LA PRIMA GRANDE SFIDA E’ LA GLOBALIZZAZIONE

Non esordirò né mi interessa approfondire il fenomeno sotto l’aspetto culturale. Altri l’hanno fatto meglio di me e su questo argomento sono stati scritti moltissimi libri.

Partirò da considerazioni, forse estemporanee, ma che mi servono nel ragionamento per ricondurvi al mio universo, alla sardigna in particolare.

L’idea base è che ci è stata inculcata la convinzione che “possa esistere un mercato concorrenziale, razionale, efficiente ed equo”, così Robert W  McChesney nell’introduzione al bellissimo libro di Noam Chomsky  “Sulla nostra pelle, mercato globale o movimento globale?”

Sono convinto anch’io “ i mercati non sono quasi mai il luogo della libera concorrenza”. L’economia è in buona parte dominata da grandi imprese, dotate di un ferreo potere di controllo sui propri mercati, che non affrontano mai nella realtà la concorrenza teorizzata dai manuali di economia e dai discorsi politici. La maggior parte delle imprese operanti oggi nel mondo hanno la loro organizzazione interna tutt’altro che democratica e il fatto che la nostra economia globale ruoti attorno a queste grandi imprese internazionali spesso è il primo impedimento perché si possa costruire una società più libera e democratica.

 

“Una componente della mitologia del libero mercato è l’idea che gli stati siano organizzazioni inefficienti e che vadano ridimensionate come tali”. In realtà, dice Mc Chesney,  stato e governi sono pilastri portanti del sistema capitalistico moderno, in quanto sovvenzionano generosamente le imprese e promuovono gli interessi del mondo economico.

Le stesse società che esaltano l’ideologia neoliberista di fatto da un lato sollecitano i governi a destinare loro parte del gettito fiscale e a proteggerle dalla concorrenza; dall’altro cercano di sottrarsi all’imposizione fiscale e osteggiano gli interventi del governo a sostegno degli interessi non economici, specialmente a favore dei poveri e degli operai.

Gli apparati statali del nostro tempo sono più forti e complessi che mai e nell’epoca del neoliberismo sono prevalentemente mirati agli interessi puramente economici.

 

“La centralità dei governi e della politica acquista il massimo risalto con l’emergere dell’economia del mercato globale. Quella che gli ideologi della globalizzazione presentano come la naturale espansione di mercati liberi, in realtà è ben altra cosa: la globalizzazione è il risultato dell’azione di governi molto forti, in particolare di quello degli Stati Uniti D’America, decisi a imporre contratti commerciali e altri accordi alle nazioni del mondo per facilitare il dominio delle economie nazionali da parte delle grandi imprese e dei ricchi del mondo, senza che questi – tra l’altro pochissimi in proporzione con gli abitanti della terra -  debbano contrarre obblighi verso i popoli”.

La consapevolezza di quanto or ora affermato si raggiunge all’inizio degli anni novanta, allorché  fu creata la World Trade Organization (WTO). Oggi ancora più evidente nelle deliberazioni segretamente adottate in occasione del Multilateral Agreement on Investment ( MAI).

Alla base di questi trattati sta sempre la preservazione del “benessere del sistema” la sua stabilità che significa sempre “sicurezza per le classi superiori e per le grandi imprese di cui bisogna salvaguardare e tutelare gli interessi”.

Le “minacce” a questo equilibrio dei paesi ricchi hanno giustificato nel tempo il ricorso al terrore, ai piani di destabilizzazione di intere nazioni ( come il Cile) e persino azioni di guerra, come abbiamo constatato con la guerra di Bush in Iraq.

Valga per tutti un esempio. Henry Kissinfìger definì il Cile di Allende un “virus” che avrebbe diffuso messaggi sbagliati sulle effettive possibilità di ottenere un cambiamento sociale, rischiando di contaminare così altri paesi, tra i quali, a suo dire, la stessa Italia, non ancora “stabile” sebbene la CIA per anni avesse attuato importanti piani di destabilizzazione.

I virus, concludeva Kissinger, devono essere distrutti e le loro vittime potenziali, protette dall’infezione: per il conseguimento di questi obiettivi la violenza, con il suo seguito raccapricciante di massacri, terrore, tortura e devastazione, costituisce spesso lo strumento più efficace.

Un dato mi ha fatto riflettere:

Nel 1971, il 90% delle transazioni finanziarie internazionali riguardava l’economia reale – investimenti commerciali o a lungo termine – e il 10% era invece di natura speculativa.

Nel 1990 le proporzioni si sono rovesciate e nel 1995, in presenza di un movimento di capitale complessivamente maggiore del periodo precedentemente considerato, la componente speculativa ha raggiunto il 95% con flussi quotidiani regolarmente superiori alle riserve complessive in valute estere delle sette maggiori potenze industriali – “oltre mille miliardi di dollari al giorno, quantifica Noan Chomsky – con scambi a breve termine circa l’80% dei capitali faceva “ andata e ritorno” entro una settimana”.

Già vent’anni fa, eminenti economisti ammonirono che tale processo avrebbe portato a un’economia caratterizzata da una crescita lenta e da retribuzioni basse. Furono date allora soluzioni e misure per prevenire queste conseguenze. Ma i principali artefici del “Washington Consensus” optarono per gli effetti prevedibili, che comprendevano profitti molto elevati. Tali effetti furono ingigantiti dal netto aumento di breve durata dei prezzi del petrolio e dalla rivoluzione nelle telecomunicazioni. Queste parole terribili sono state pronunciate da Kissinger che pure è uno degli uomini più intelligenti e accorti della diplomazia americana.

Ma fa esattamente il paio con le recenti dichiarazioni del Ministro della difesa americano Rumsfeld che, in un’intervista a proposito dei bombardamenti “intelligenti” su Baghdad e del perché gli americani attaccassero la capitale del terrorismo dominata da un bieco dittatore quale era Saddam Hussein ma anche un vecchio amico degli Stati Uniti, per via degli immensi e preziosi giacimenti di petrolio, ebbe a dire - Noi distinguiamo tra il ruolo del feroce Dittatore e il Popolo iracheno; quanto ai pozzi di petrolio essi faranno parte di una trattativa con il nuovo governo iracheno; ma deve essere chiaro che noi americani quando impegnano i nostri soldati ed enormi risorse finanziarie, non possiamo permettere a nessuno che ci turbi la nostra sicurezza, stabilità e benessere.-

Ritorna, dunque, la conferma che i Governanti del mondo sono consapevoli che i loro sistemi sono concepiti per andare incontro ai bisogni di una minoranza, non a quelli della popolazione in generale, e che quindi a questa ultima non deve essere consentito né contestare né, soprattutto, interferire con il predominio del mondo economico. Anche nelle democrazie dimezzate del nostro tempo, la comunità degli affari lavora incessantemente da una parte per evitare che fatti importanti come la stipula del trattato MAI vengano dibattuti in pubblico e dall’altro spendono miliardi di dollari e di euro per dispiegare un apparato di pubbliche relazioni mirate a convincere le popolazioni che questo è il migliore dei mondi possibili.

Il messaggio più forte del neoliberismo e della globalizzazione come neoideologia è dunque che lo status quo non ha alternative e che l’umanità  oggi ha raggiunto l’apice del progresso e che il così detto mondo occidentale deve mettere in atto tutte le proprie energie, compreso un potente apparato militare, per difendere la propria sicurezza, stabilità e benessere ad ogni costo.

La pubblicità massiccia e massiva non bada a costi quando si tratta di orientare e convincere le popolazioni:Su questo tema ci vorrebbe uno specifico approfondimento per capire i meccanismi del consenso che è poi potere:pensiamo quanto sia attuale il problema in Italia ,dove la Legge Gasparri

Ha suscitato diffuse opposizioni anche trasversali ai due poli soprattutto in relazione al pericolo di nuove e più forti concentrazioni di testate giornalistiche e televisive in poche mani che governerebbero pressoché tutte le foni pubblicitarie,impedendo una sana concorrenza e un pluralismo necessario per la democrazia,come opportunamente ha recentemente sottolineato lo stesso Presidente della Repubblica Ciampi.

 

IL RUOLO MILITARE DELLA SARDEGNA

La Sardegna, la seconda isola in ordine di grandezza del mar mediterraneo, non poteva essere indifferente nel progetto delle grandi strategie militari mondiali e soprattutto americane. Nelle scelte del Pentagono l’isola di Sardegna riveste importanza strategica e la base militare di Santo Stefano nell’isola de La Maddalena con i potenti sommergibili a propulsione nucleare sono un caposaldo della prima potenza mondiale a difesa proprio della sicurezza stabilità e benessere del mondo americano e occidentale. Gli americani sono sbarcati nell’isola de La Maddalena il 18 luglio 1972 a bordo dell’incrociatore SPRINGFIELD, battente l’insegna dell’Ammiraglio di Squadra G.E. MULLER comandante la VI Flotta americana. Da allora non sono più andati via, nonostante che l’accordo tra il Pentagono e il Governo di allora DC-PSDI-PLI guidato dall’On. Giulio Andreotti, non sia mai stato ratificato dal Parlamento Italiano, mentre è fortemente difeso dal sardo Cossiga.

La CSS recentemente ha espresso soddisfazione per il ricorso della Regione Sarda e la richiesta del riesame del Decreto del Ministro della Difesa del Governo Berlusconi On. Martino sull’esecuzione di opere strutturali all’interno della base US NAVY di Santo Stefano.

Ci voleva un Presidente della Regione di espressione AN per respingere al mittente un progetto espressione ancora una volta di dominio. Né  sono bastate le assicurazioni del Comandante Militare Americano sui recentissimi incidenti al sommergibile nucleare alla fonda proprio alla Maddalena per scongiurare i pericolo alla popolazione locale di possibili conseguenze negative di esposizione a radiazioni nucleari. Noi della CSS diamo dunque un giudizio negativo della globalizzazione in quanto ideologia per le conseguenze che provoca. Infatti una parte del mondo sviluppato, ricco-straricco, industrializzato e potente per poter esistere ha necessità di tenere soggiogata l’altra parte del mondo – tra l’altro la più abitata e numerosa – contribuendo il modo determinante alla Sua povertà e miseria. Per questo se dobbiamo schierarci, preferiamo scegliere  un mondo più giusto, più solidale, una alleanza di popoli che a livello internazionale riconosca l’autorità dell’ONU a cui occorre restituire l’autorevolezza e non far mancare le risorse di uomini e di mezzi a partire da quelli finanziari che proprio le grandi potenze ultimamente hanno sospeso.

Certamente siamo perché il Governo del Mondo, dopo il crollo del Muro di Berlino e la caduta del regime Sovietico di Mosca, non venga affidato al governo degli USA che potrebbe essere tentato di esercitare il ruolo del gendarme del mondo, con strategie di guerre preventive e bombardamenti intelligenti che finiscono col dividere ancor di più il mondo occidentale dall’altro mondo dove è sbagliato pensare che regni il terrore e che il terrorismo internazionale abbia esclusivamente radici nel mondo islamico. La Confederazione Sindacale Sarda è contro la guerra come espressione di dominio del mondo, per questo ha scelto di essere presente a tutte le manifestazioni nazionali ed in Sardegna a favore della pace contro tutte le guerre, portando lo striscione con la scritta “CONTRA SU DOMINIU DE SU MUNDU,  LIBERAI TOTTU SA TERRA”.

Abbiamo ancora negli occhi le immagini di milioni di persone che nelle piazze delle città di tutto il mondo hanno manifestato contro la guerra in Iraq  ed anche in Sardegna quelle manifestazioni  sono rimaste memorabili,ma né gli americani di Bush  né gli inglesi di Blair né gli spagnoli di Asnar hanno ascoltato il grido di pace. Così pure lo stesso pontefice Giovanni Paolo II  è rimasto inascoltato: Egli il 16/marzo/2003 ,alla vigilia dei bombardamenti su Bagdad ,aveva lanciato il grido:“ Non più guerre.Io che ho vissuto e sono un sopravissuto alla II guerra mondiale,h o il dovere di dire ai giovani, non più guerre ! ”.

Ma non è solo la guerra in Iraq che ci deve preoccupare e fare schierare decisamente per la pace. Sono le centinaia  di guerre dimenticate a partire da quelle che sconvolgono interi paesi dell’Africa, dell’Asia e del Medio Oriente. Non avremmo mai pensato di assistere alla costruzione di nuovi muri per dividere popoli che dovrebbero trovare la via della concordia e della pace, mentre si persiste nell’odio e nel terrore.

Non aver ascoltato il grido di pace che saliva da tutte le nazioni del mondo e dalle voci più libere di intellettuali e statisti e soprattutto la voce del papa la più alta sentinella della pace, ha portato centinaia di migliaia di morti tra la popolazione civile irachena e tra gli stessi soldati di entrambi i fronti. Anche 18 italiani tra cui un sardo, il giovane maresciallo di Sant’Antioco Silvio Olla della gloriosa Brigata Sassari.

A tutti questi morti, vittima di una guerra che non abbiamo voluto dedichiamo con rispetto un  minuto di silenzio.

Noi della CSS abbiamo fatto di più il 15 dicembre 2002. Tutto il gruppo Dirigente della CSS ha giurato davanti al Pozzo Nuragico di Santa Cristina di Paulilatino fedeltà ai valori identitari del Popolo Sardo, alla democrazia di base, e contro ogni tipo di violenza, ogni atto di terrorismo e contro ogni tipo di guerra.

 

SA IURA DE FIDELIDADE A SA CSS

 

A sa Cunfederassione Sindhicale Sarda,cun sas raighinas  èitinicas suas,chi-in s’istoria,in sa limba,in sa cultura e in sas tradissiones de su pòbulu Sardu e in sas cumbàtas de sos operajos e de sos traballiadores de Sardinnia e de su Mundhu-agatat alimentu e isvilupu,deo li juro fidelitade a daenantis a s’ammentu de sos Babbos mios.

 

A sos printzipios de da Dimugrassìa de Fundhamentu deo li juro fidelidade,e m’apo a inzeniare,die fata die,a la fraigare e a l’agarentire in sa CSS,in sos logos de trabàlliu,in sas institussiones e in sa sotziedade.

 

A sos printzìpìos e a sos ubietivos de sa paghe,chi m’impinnìo a defèndhere cun totu sas fortalesas mias,deo li juro fidelidade,respinghèndhe donzi zenìa de viulèntzia,donzi atu de terrorìsmu e totu sas gherras.

 

A su Pòbulu e a Sa Nassione Sarda deo li juro fidelidade,e m’impìnnio a revindhicare e a fraidare-in su respetu de sa dimugrassia-s’indipendhèntzia e-i sa soberanidade sua e totu in-d-un’Europa de sos Pobùlos,libera e federada.

 

Giuramento di Fedeltà alla CSS

GIURO davanti alla memoria dei miei padri fedeltà alle radici etniche della Confederazione Sindacale Sarda,che trova linfa e sviluppo nella storia,nella lingua,nella cultura e tradizione del Popolo Sardo e nelle lotte operaie  e dei lavoratori della Sardegna e del Mondo.

 

GIURO Fedeltà ai Principi della Democrazia di Base e mi adopererò ogni giorno a costruirla e a garantirla nella CSS,nei luoghi di lavoro,nelle istituzioni e nella società.

 

GIURO fedeltà ai principi e agli obiettivi della Pace che mi impegno a difendere con tutte le mie forze respingendo ogni tipo di violenza,ogni azione terroristica e tutte le Guerre.

 

GIURO fedeltà al Popolo e alla Nazione Sarda,la cui indipendenza e sovranità mi impegno a rivendicare e costruire nel rispetto della democrazia in una Europa dei Popoli libera e federata.

 

 

CONTRO IL TERRORISMO

 

L’esplosione della bomba davanti alla Sede Storica della Provincia di Cagliari nella giornata di mercoledì 3 dicembre 2003 è un atto grave di terrorismo che ha visto un crescendo di atti dalle minacce alle persone, alle intimidazioni e innumerevoli atti contro le sedi Istituzionali, sindacali, dei partiti, degli organi di stampa e delle Associazioni Industriali e democratiche.

Non condividiamo la sottovalutazione che è stata data dall’ex capo della Repubblica On. Francesco Cossiga quando, dinanzi alle prime buste con dentro i proiettili, ha affermato che di essi non bisogna avere paura visto che non provocano alcun danno. Ora siamo alle bombe contro le sedi della Cisl, dell’Unione Sarda, della Confindustria e per ultima la sede della Provincia di Cagliari. E’ da mesi che la CSS chiama alla vigilanza e alla mobilitazione perché in Italia e in Sardegna non ritornino i periodi bui del terrorismo e si riparta dalla vittoria unitaria sulle Brigate Rosse di triste memoria per cancellare ogni tipo di terrore e soprattutto si stanino dai movimenti persone e gruppi che vogliano approfittare di situazioni di grave malessere sociale dovuti prevalentemente all’alto tasso di disoccupazione e alle risorgente povertà di rilevanti fasce di popolazione soprattutto urbana e dei piccoli paesi.

 

Abbiamo giurato NO AL TERRORISMO e saremo coerenti con questa scelta fino alle estreme conseguenze. Anche ad un terrorismo che si volesse mascherare o dipingere di indipendentismo. QUI LO DICIAMO come sempre lo abbiamo affermato anche davanti al Consiglio Regionale della Sardegna nella seduta solenne del 14 gennaio 2003. Guai a chi, all’interno dei movimenti nazionalitari e indipendentisti, pensasse di utilizzare in Sardegna metodi e atti che sono risultati perdenti in tutta l’Europa e nel mondo moderno.

Cito due esperienze significative.

  1. L’esperienza del SINFEIN nell’Irlanda del Nord che dopo anni di guerra civile e attentati cruenti, sperimenta una fase di riappacificazione nazionale concertata col Governo inglese che ha prodotto una sospensione degli attentati da parte dell’IRA.
  2. La stessa esperienza dal sindacato basco LAB, oggi presente al nostro congresso col Dirigente Nazionale Jesus MaARIZMABARRETA responsabile delle relazioni internazionali. Questo sindacato, secondo come importanza nel paese Basco, va sperimentando, dopo il V congresso del 7-8 Aprile 2000, un impegno forte in tutto il paese per la riappacificazione, un impegno forte nonostante nelle galere spagnole vi siano ancora 1500 militanti accusati di fiancheggiamento della lotta armata dell’ETA.

Ebbene, sotto la spinta del nuovo gruppo dirigente e  del Segretario Generale RAFA DIEZ USABIAGA, il Sindacato Basco LAB ha abiurato al metodo della lotta armata, indicando la nuova strada per la costruzione e sviluppo della nazione basca.

La risoluzione N°26 è stata votata con 409 voti favorevoli 4 voti contrari e 12 astenuti.

A quella votazione storica ero presente insieme a mia moglie Paola. Ci commuovemmo e sono grato ancora una volta ai compagni baschi del LAB per l’invito al loro Congresso, celebrato a Donostia e ringrazio il Consigliere europeo Koldo Gorostiaga per avermi sollecitato e aiutato perché la CSS fosse presente a questo grande evento e assistesse a questa scelta.

Determina n° 26: “La decisìon de ETA va unida a una voluntad manifesta por esta organizzacìon de superar la confrontacìon armada en la medida en que las fuerras abertzales asuman compromisos politicos irreversibiles, en contenidos yacitivacìon social, que permitan abrir una confrontacìon por vias democràticas”.

 

La CSS condivide questa scelta e invita tutti i suoi aderenti e coloro che hanno fatto la scelta nazionalitaria e/o indipendentista a seguire questi esempi, aborrendo da forme di terrore che sono condannate e fuori dalla storia di oggi. Per questo noi della CSS ribadiamo la nostra scelta irreversibile per la libertà e la democrazia attraverso la via pacifica.

 

Questa nostra scelta ci colloca con tutto diritto e rispetto nell’Europa dei Popoli che insieme vogliamo contribuire a costruire, rigettando ogni forma di autoritarismo degli Stati e Governi centrali che vorrebbero una Carta Costituzionale restrittiva delle libertà e della democrazia, che per essere tale deve basarsi sul pluralismo delle etnie, delle culture, delle religioni, dei popoli e delle nazioni che hanno fatto grande questa nostra EUROPA.

Recentemente a Cagliari si è riunita a 5° Assemblea Generale della CONSEU ( 26-27-28 settembre 2003) alla quale la CSS ha partecipato portando il suo contributo.

Riporto in questo congresso la determinazione finale di questa importante assise della CONSEU, particolarmente attenta al testo della Costituzione per l’Europa, elaborata dalla Convenzione Europea presieduta da Valèry Giscard d’Estaing , Giuliano Amato e Jean-Luc Dehaene ,   già in discussione a partire dalla Conferenza Governativa di Roma del 4 ottobre 2003.

I - Les participants à la CONSEU ont pris acte avec satisfaction de certains apports positifs de ce texte, en particulier :

·        la reconnaissance de la diversité comme principe fondateur de l'Union,

·        la reconnaissance de la personnalité juridique de l'Union,

·        l'intégration  dans  le  corpus  constitutionnel  de  la  Charte  des  Droits Fondamentaux,

·        l'affirmation  du  principe  de  non-discrimination  en  tous  domaines  et  en particulier dans la sphère culturelle et linguistique,

·        l'instauration de la démocratie participative directe des citoyens dans l'Union.

 

 

 

II –Ills que certains principes démocratiques fondamentaux affirmés  en partie i du texte définissant  les  objectifs  de  l'Union,  ne  trouvent  pas systématiquement de traduction concrète dans la partie III consacrée aux politiques et au fonctionnement de l'Union.

 

Ceci se vérifie en particulier :

-         par  l'absence de référence au langues et aux cultures, comme causes de discrimination prohibées, aux articles III-3 et III-8 du texte, alors que toutes les autres causes de discrimination y sont précisément énoncées,

-         par le maintien de la limitation des compétences du Parlement européen au profit d'un pouvoir législatif bicéphale concurrent entre cette institution issue du suffrage universel et les exécutifs des états membres, contraire au principe démocratique de séparation des pouvoirs,

-         par la soumission de la mise en oeuvre de la démocratie participative des citoyens de l'Union au seul bon vouloir de l'organe exécutif qu'est la commission, et le renvoi à une loi européenne future des conditions concrètes de réalisation de cette mesure.

-         par l'ambiguïté terminologique maintenue entre les notions d'état, de nation et de peuple.

 

III - Ils dénoncent :

-         l'abandon de la notion de souveraineté des peuples au profit du maintien de celle des états, alors que le principe affirmé de la souveraineté des citoyens de l'Union n'est par ailleurs assorti d'aucune garantie concrète,

-         l'absence totale d'institutions et de normes permettant aux peuples d'Europe l'exercice de leur souveraineté au sein de l'Union, et l'absence de reconnaissance réelle de leur existence comme sujets de droit, au seul profit des états constitués, le choix délibéré de figer les cadres étatiques existants, en ne posant aucune référence quant au droit à l'autodétermination par un processus démocratique, des peuples d'Europe que les aléas de l'histoire ont privé de souveraineté, ce, en contradiction flagrante avec les nonnes juridiques déjà ratifiées par les états européens, en particulier avec l'acte final d'Helsinki et le Charte de Paris 1990, la négation concrète du principe affirmé de la diversité culturelle et linguistique par le jeu de la seule reconnaissance comme langues de l'Union des langues

-         officielles des étals membres, et le maintien du monopole des mêmes états membres sur le contenu des programmes d'enseignement et d'éducation, leur permettant ainsi de faire perdurer les discrimination existantes à rencontre les langues et les cultures moins répandues.

Le risque majeur que comporte la constitutionnalisation des règles économiques fondées sur l'économie de marché et le libéralisme, garantissant ainsi la pérennisation de rapporte de force économiques susceptibles de mettre en péril l'équilibre des peuples d'Europe les plus faibles et les moins développés et de faire perdurer les inégalités des échanges avec les autres peuples du monde dans le cadre de la mondalisation /globalisation.

 

Tutti questi elementi denunciati finiscono di mettere in crisi la pace in Europa.

IV - En conséquence, Ils proposent afin de renforcer et de développer le caractère iémocratique de l'Union:

-         l'introduction dans le corpus constitutionnel du droit imprescriptible l'autodétermination pour chaque peuple d'Europe, qui pourra ainsi recouvrer sa pleine souveraineté dès lors qu'il l'aura démocratiquement exprimé, et le droit pour chacun de ces peuples de poser alors sa candidature à l'adhésion à l'Union,

-         la création d'une Chambre des Peuples destinée à assurer au niveau du pouvoir législatif de l'Union la représentation démocratique des Peuples,

-         la création aux lieu et place de la Conférence européenne inter-gouvememental et du Conseil des Ministres d'une Conférence des Nations destinée à assurer la représentation des peuples dans l'élaboration des mesures relevant de l'exécutif de l'Union concomitamment avec la Commission,

-         la dévolution intégrale du pouvoir législatif de l'Union aux deux seules chambres issues de la représentation démocratique, la Commission et la Conférence ne conservant qu'un pouvoir de proposition en ce domaine,

-         la reconnaissance constitutionnelle de l'égalité traitement et de droits de toutes les langues et cultures des peuples de l'Union et de leur droit à l'épanouissement comme gage du maintien de la richesse et de la diversité culturelle communes.

-         Dans une phase transitoire, la création d'un Comité de surveillance des langues et cultures sans statut étatique, auprès de la Commission, lequel dispose de la capacité de recevoir les doléances, de mener les investigations nécessaires pour les instruire et de saisir directement la Cour Européenne des Droits de l'Homme en cas de révélation de mesure ou de traitements discriminatoires, et de mener des enquêtes générales et d'en faire annuellement rapport à la Commission et au Parlement.

-         La prise en compte et la mise en œuvre par les instances compétentes des propositions d-dessus énoncées afin d'assurer pleinement le caractère démocratique de l'Union au plus tard à l'issue de la législature européenne 2004-2009.

-         Dans cette perspective, la CONSEU va transmettre à des élus du Parlement européens, ainsi qu'à toutes les instances européennes compétentes ses propositions de modification du projet constitutionnel actuel. Elle les adressera également aux représentants des états candidats à l'adhésion et aux organisations non-gouvemementales intéressées

-         Elle en assurera la diffusion médiatique pertinente, afin de les porter à la connaissance de tous les citoyens de l'Europe future.

-         En outre les participants à la CONSEU sensibles aux défis de la mondialisation/globalisation décident de traiter lors de leur prochaine assemblée générale de la thématique de l'identité, des apports et des causes des phénomènes migratoires en Europe.

(Documento approvato all'unanimità con sole 5 astenuti).

L'Assemblea della Conseu a Cagliari ha auspicato ,su proposta della CSS,un Coordinamento di tutti i Sindacati Etnonazionali delle Nazioni senza Stato:La prima riunione del Coordinamento,a cui sarà presente anche la CSS,è prevista per il 9 e 10 gennaio 2004 a Nantes in Bretagna.

Sui fenomeni migratori in Europa ci sarà una apposita Conferenza del Conseu,dove saranno trattati questi importanti problemi .

Recentemente il ministro Pisanu ha riferito alle Camere l'ampiezza del fenomeno migratorio,affermando che2se non ci fosse stato il flusso migratorio di questi ultimi anni,l'Europa avrebbe perso il 2 % di abitanti e in Italia nell'arco di 10 anni si sarebbero persi 4-5 milioni di abitanti nella fascia dai 20 ai 40 anni.Su 35 abitanti in Europa uno è immigrato".

Noi Sardi siamo particolarmente interessati agli immigrati,a cui dobbiamo rispetto e accoglienza,ricordandoci che siamo un popolo di emigrati e che i nostri fratelli sardi, sparsi in tutto il mondo, hanno mantenuto con la Sardegna vincoli profondi e che con essi dobbiamo rafforzare il senso di appartenenza ad un unico popolo,non solo riconoscendo il diritto di voto,ma coinvolgendoli sempre più nella cresita anche economica della nostra isola:La preziosità dei nostri emigrati,la loro storia e attuale esperienza nei paesi che li hanno accolti devono essere considerate una nostra ricchezza e continuità .Per questo la CSS

Vuole riprendere i collegamenti con tutti i Circoli Sardi presenti nel Mondo.

 

 

 

 

 

Gentili Ospiti,

Cari Delegate e Delegati

il nostro Congresso si pone nella continuità della storia del nostro sindacato che ormai ha raggiunto quasi 20 anni da quando i nostri padri fondatori hanno realizzato il sogno del grande Antonio Simon Mossa. Egli, conoscitore intelligente e attento di tutte le minoranze europee e mediterranee, nel tracciare le linee del Sindacato dei lavoratori Sardi fu intransigente sul concetto di autonoma sindacale, che deve essere "condizione necessaria e indispensabile" - Autonomia da qualsiasi partito nazionale, compreso il Psd'Az, precisa Simon, perché è impossibile che le grandi organizzazioni sindacali nazionali possano essere veramente "autonome dai grandi partiti politici" e che, quindi, possano "servire la Sardegna e i suoi lavoratori".

"Le difficoltà saranno immense, sottolinea Simon Mossa, la massiccia … travolgente azione di proselitismo sindacale operata dai sindacalisti d'oltre mare renderà il nostro compito arduo… partiti e organizzazioni nazionali hanno una particolare IDIOSINCRAZIA OGNI QUALVOLTA si rafforza un movimento autonomistico in qualunque settore.

 

Le delegate e i delegati tengono bene a mente questo avvertimento, quando nella votazione dei documenti congressuali e nelle modifiche statutarie, dovranno scegliere il percorso sindacale adatto a questa nostra grande Confederazione che nella sua storia per resistere a non sparire ha dovuto appoggiarsi ad altri Sindacati per avere l'agibilità sindacale e la maggiore rappresentatività.

Ma oggi che in Sardegna abbiamo raggiunto la quota degli iscritti prevista dalla Leggi "Bassanini " soglia del 5% degli occupati nella propria Regione e Territorio - possiamo perfezionare la nostra Autonomia e rendere più efficace e limpido il nostro rapporto con tutti i nostri referenti Sindacali Italiani compresa la CUB.

 

Inoltre, fatto essenziale, abbiamo realizzato la seconda condizione necessaria perché la Legge ci riconosca la "maggiore rappresentatività sindacale" nel nostro Territorio. Abbiamo finalmente la legge 15 dicembre 1999 n° 482 con la quale il Parlamento Italiano ha riconosciuto la Lingua Sarda come lingua delle minoranze linguistiche storiche presenti nella Repubblica Italiana.

Ci sono voluti venti anni di lotte popolari prima che ciò avvenisse mentre presso la speciale sezione dell'ONU e della UE la lingua sarda aveva già piena cittadinanza e veniva studiata nelle più prestigiose Università Europee. Già prima la Regione Sarda con Legge Regionale n° 26 del 15 ottobre 1997 aveva sancito il valore della Cultura e della Lingua Sarda, dopo che il Governo Italiano aveva più volte respinto e rinviato al Consiglio il testo della stessa Legge.

Ora abbiamo come CSS le due condizioni previste dal decreto legislativo 31 Marzo 1998 n°80 che riconosce lo status di "maggiore rappresentatività" ai sindacati che organizzano i lavoratori delle minoranze linguistiche.

Nel precedente 4° congresso nazionale della CSS svoltosi in questa stessa sala il 12 e 13 dicembre 1998 esprimevamo soddisfazione ai nostri fratelli delle minoranze linguistiche della Provincia di Bolzano e delle Regioni Friuli Venezia Giulia e Valle D'Aosta per aver raggiunto questo obiettivo. Questi sindacati fratelli già ora, per la determinazione della loro rappresentatività nel pubblico impiego non devono riferirsi alla percentuale del 4% (ora 5% per Legge) delle deleghe nazionali, ma detta percentuale è rapportata esclusivamente al numero dei lavoratori applicati nel proprio territorio.Perfino nei Regolamenti per le imminenti elezioni delle RSU nella Scuola del 9-10 e 11 dicembre p.v.( a cui la CSS parteciperà con le le proprie liste CSS-Scuola) i Sindacati etnici della Provincia di Bolzano hanno introdotto delle modifiche per le loro specifiche situazioni con l'approvazione dell'ARAN che ha tenuto conto delle specificità territoriali. Questo Congresso chiede con forza e determinazione che lo stesso diritto sia esteso al Sindacato Sardo, il sindacato dei sardi,riconosciuti minoranza linguistica finalmente anche dallo stato italiano.

Ma questo impegno del Congresso, che chiedo sia votato solennemente da questa assemblea, non è sufficiente perché al diritto deve seguire una campagna straordinaria di adesioni al nostro sindacato nel quale i lavoratori sardi devono ritrovare difesa e ragione del loro lavoro e sviluppo. Per quanto riguarda le Aziende private e le fabbriche non è più necessaria la maggiore rappresentatività per avere l'agibilità sindacale in quanto è sufficiente presentarsi alle elezioni delle RSU con la propria sigla e raccogliere la fiducia e il voto dei lavoratori, che sicuramente lo daranno alla CSS purché da essi conosciuta, come è già avvenuto in molte aziende e fabbriche della Sardegna.

La riforma federalista dello Stato trasferirà alle Regioni come competenza esclusiva importanti materie come la Sanità, la Scuola ed i trasporti. Questo significherà che per quei settori la contrattazione dovrà avvenire a livello Regionale e si avvererà ciò che la CSS aveva proposto già dagli anni novanta, in perfetta solitudine e derisa , la necessità dei contratti Regionali.

Sarà questo il terreno vero del confronto tra le diverse piattaforme contrattuali e la CSS dovrà dare prova,tramite i suoi quadri e delegati sindacali,della capacità di saper coniugare i problemi e gli obiettivi del mondo del lavoro con i bisogni ,l'ambiente e le risorse del territorio sardo,innovando anche il concetto della stessa contrattazione che deve andare al di là delle situazioni esistenti per assumere il ruolo di piattaforme innovatrici e coraggiose nel senso della modernità e delle sviluppo.

Pensate a quali novità si potrebbero introdurre nei Contratti Regionali della Sanità.Intanto incidendo subito sull'enormità della spesa e sugli sprechi e doppioni,promovendo sistemi per l'utilizzo di fonti energetiche alternative quali i pannelli solari,riciclaggio del vetro bianco delle flebo e dello stesso piombo utilizzato abbondantemente in radiologia(obbligatorietà dello smaltimento differenziato dei rifiuti); poliambulatori

per la prevenzione della salute in tutti i territori della Sardegna,collegati tra loro via informatica.Politica territoriale dei Centri d'eccellenza dei Grandi Ospedali,collegati tra loro e con i piccoli centri informaticamente e con l'elicottero per le urgenze specialistiche.

Pensate cosa significherebbe il contratto regionale per una Scuola sarda,dov'è urgente correggre il rapporto alunno per classe oggi troppo elevato rispetto alle realtà dei nostri paesi dove sono state soppresse molte classi el'accorpamento di molti Istituti Superiori ha portato la soppressione di cattedre d'insegnamento e posti di lavoro.Inoltre,fatto gravissimo,si sono ampliati i problemi del pendolarismo ,scoraggiando gli alunni e favorendo la dispersione scolastica con fenomeni preoccupanti di abbandono:I Piani di dimensionamento in Sardegna si sono rivelati piani di chiusura e di ulteriore spopolamento nei nostri paesi da dove tendono ad allontanarsi tutti i servizi pubblici,comprese le poste .

Ma anche le politiche regionali dei trasporti si gioverebbero di contratti regionali perché il

Regime d'orari ed i tempi di percorrenza sarebbero migliorati col consenso dei lavoratori del settore.Ci sarebbe maggiore attenzione ai problemi legati ai collegamenti interni tra i nostri paesi e le città.Ma il campo si allarga ai settori della portualità e degli aeroporti ed è possibile che il quadro regionale dei contratti sia più vicino alle esigenze dei lavoratori e dei fruitori diretti dei servizi.

Pensate cosa si potrebbe fare con i contratti regionali sulle fonti energetiche primarie e sull'acqua,su questi beni essenziali che segnano per sempre il futuro del progresso e dello sviluppo del mondo.Ci deve far riflettere il dato che ad oggi nel mondo 1 miliardo e 100 mila persone non hanno l'acqua potabile .Ricordiamoci un anno fa le Nazioni Unite hanno dichiarato solennemente che l'acqua è un bene dell'umanità e che perciò abbiaamo il dovere di risparmiare e di garantirla a tutti.

 

SU TRABALLU FAI S'OMINI

Su traballu fai s'omini è il moto che ci ha fatto resistere e operare in questi ultimi durissimi anni che hanno visto per tutto il 1998 il proprio Segretario Generale trasferito ad Oristano con l'impossibilità pratica di seguire direttamente l'Organizzazione.Oggi abbiamo le prove che quel trasferimento fu voluto e prolungato per interferenze politico/sindacali. La nostra CSS è stata discriminata ed emarginata, combattuta soprattutto dai sindacati confederali CGIL CISL UIL che pretendevano tavoli separati per qualsiasi trattativa e vedevano nella CSS un antagonista pericoloso; così pure la CSS non aveva titolo ai contributi previsti dalle Legge Regionale 31 a sostegno dei sindacati.

Per il 2003 siamo in corsa con una procedura lenta che richiede valutazioni e misure per poter accedere ad un minimo di sostegno finanziario. Sostegno finanziario che abbiamo avuto solo per quanto riguarda l'ufficio Studi G.M.Angioy nel 1987 quando l'On. Italo Ortu era ad interim Assessore al Lavoro della Giunta Regionale di allora.

Tutte le organizzazione sindacali in Sardegna hanno il contributo regionale, ad eccezione della CONFAL e della CSS e per la verità dal 2002 anche della CGIL che per sua scelta, vi ha clamorosamente rinunciato.

Noi della CSS non potremmo permetterci di rinunciare a questo contributo. E siamo sinceri quando diciamo che questo contributo ci aiuterebbe a volare alto, a partecipare più attivamente all'interno dei posti di lavoro con mezzi e servizi più adeguati per i lavoratori. La scelta della Giunta Masala di non inserire la nostra Organizzazione Sindacale nel CREL ci offende perché come CSS crediamo di averne titolo e diritto per il contributo che sempre abbiamo dato in termini di proposte al Consiglio e alla Giunta Regionale in merito alle tematiche del lavoro. I dieci posti riservati ai Sindacati dalla Legge Regionale istitutiva del CREL (Legge 3 novembre 2000 n°19) sono stati distribuiti 3 alla CGIL, 3 alla CISL, 2 alla UIL, 1 all'UGL e 1 alla CISAL. Sono rimasti fuori la CONFSAL e la CSS.

VERGOGNA!.

 

SU TRABALLU EST VALORI E MISURA DE TOTTU IS COSAS

Il lavoro è elemento essenziale di crescita della persona che solo con il lavoro assume pienezza e consapevolezza della propria responsabilità di cittadino e di uomo.

Ci siamo impegnati a fondo perché in questi anni le risorse previste in capo alla Legge Regionale sull'occupazione fossero garantite e messe a riparo da ogni indebita ingerenza e tagli, anche quando abbiamo denunciato che molti comuni, a cui erano destinate le risorse, non le avevano utilizzate a pieno o i progetti presentati non erano stati all'altezza delle aspettative dei giovani disoccupati ridotti spesso a lavori di giardinaggio e di archivio.

La nostra proposta, condivisa dalla maggioranze dei sindaci dei comuni e dall'ANCI-Sardegna rimane quella di attivare tutti gli strumenti per la realizzazione delle opere pubbliche necessarie e per la promozione delle attività produttive mirate alla valorizzazione delle risorse locali nonché dei servizi funzionali allo sviluppo con particolare riferimento ai settori ambientali, culturali, storici, archeologici, artistici e naturalistici.(Sarebbe dovuta essere presente al nostro Congresso l'on.Linetta Serri Presidente dell'ANCI,ma è vittima di un incidente stradale che la costringe a riposo,ci saluta e ci augura buon lavoro) .

Un settore nuovo, dove certamente vi è l'esigenza di figure professionali idonee e comunque di interventi mirati e consistenti è l'ambiente che va recuperato e difeso e promosso, mentre ci sembra ancora sottovalutato anche in considerazione dei disastri ecologici provocati dalla piaga criminosa degli incendi ( questo anno in modo particolare più estesi e gravi ) che hanno ridotto in cenere gran parte del nostro patrimonio boschivo, senza trascurare il disastro ambientale presente ancora in numerosi territori dove insistono fabbriche fortemente inquinanti come nella zona di Portoscuso/Portovesme, nella zona di Ottana e nella zona di Porto Torres dove il problema delle scorie è allarmante. Giustamente c'è stata la rivolta in Sardegna di tutta la società civile ed anche delle Istituzioni Regionali perché la Sardegna rischiava sicuramente di essere scelta come sito per lo smaltimento delle scorie radioattive, ma l'allarme benché temporaneamente rientrato, è sempre rosso perché il Governo Berlusconi è alla disperata ricerca di siti sicuri dove allocare queste scorie ed i siti, guarda caso, sono sempre nel sud. Per fortuna le popolazioni sono vigili e respingono, come recentemente in Basilicata, il tentativo maldestro di imporre simili servitù. Né è sufficiente mantenere l'allarme soltanto sulle scorie radioattive in quanto abbiamo in Sardegna, su concessione regionale, fabbriche come la Portovesme srl che lavora i fumi e i residui industriali che contengono minerali pesanti difficilmente compatibili con l'ambiente. I responsabili di quella fabbrica sostengono che le nuove tecnologie polverizzano i residui tossici e i metalli pesanti un motivo in più perché il controllo e il monitoraggio ambientale sia scrupoloso e quotidianamente esercitato.Le autorità preposte Provinciali e delle ASL devono esercitare i controlli senza cedere a illegittime pressioni né devono dare preavvisi che servono poi a nascondere la verità delle situazioni inquinate e inquinanti nei posti di lavoro e nei territori.

 

Ritorna costante la contraddizione ambiente-lavoro a cui la CSS storicamente ha sempre dato una risposta inequivocabile. Se la fabbrica inquinante non può ( anche con i moderni filtri) annullare i residui tossici e li disperdesse nel territorio circostante è meglio chiudere la fabbrica piuttosto che ammalarsi e toccare con mano a posteriori che sia in fabbrica sia nel territorio si muore.

Nella serata di ieri abbiamo assistito alla proiezione del filmato "I sopravvissuti dell'ALUMIX" una testimonianza di vita operaia raccolta dai giovani registi Francesca Ziccheddu e Massimo Coraddu, che ringraziamo pubblicamente per averci mostrato nelle immagini e nelle interviste la tragedia di due operai colpiti dal cancro per effetto dell'amianto presente massicciamente nella fabbrica. Questi lavoratori, grazie alle lotte della CSS territoriale del Sulcis e per l'apporto determinante delle ACLI territoriali, hanno ottenuto il beneficio del pre-pensionamento di 5 anni. La battaglia deve continuare anche perché la finanziaria in approvazione in parlamento tende a cancellare questo beneficio ed i 200 lavoratori che si sono rivolti alla CSS per avere il riconoscimento dovuto all'esposizione all'amianto rischiano di non poter usufruire di analogo beneficio. Per questo la CSS ha occupato la sede regionale dell'INAIL per sbloccare tutte le pratiche in tempo utile per non cadere nella tagliola della finanziaria e siamo decisi a denunciare alla Procura della Repubblica qualsiasi ritardo burocratico che dovesse impedire l'esercizio di questo diritto.

 

Continuando con SU TRABALLU ci è apparso opportuno il rifinanziamento delle Leggi Regionali sull'artigianato e sul piccolo e medio commercio nelle quali leggi per la prima volta vengono previsti contributi agevolati anche per il commercio ambulante. Gli ambulanti sono una categoria riscoperta dalla CSS tramite la loro associazione ULAAS, un'organizzazione di categoria forte e combattiva che ha respinto le politiche comunali di emarginazione che li voleva alle periferie delle città e dei paesi.

Essi stanno vincendo la battaglia di riappropriarsi del centro urbano dove è più facile il commercio e dove hanno maggiore visibilità. Nella città di Cagliari per il secondo anno consecutivo i nostri ambulanti aprono le loro bancarelle nella centrale via Roma. Non sono conquiste da poco conto. Questa categoria sostenuta dalla CSS è guidata dal Suo presidente Vincenzo Pandolfi sta crescendo e sta raggiungendo i propri obiettivi produttivi, migliorando la qualità di vita degli addetti e conquistando sempre di più la fiducia dei cittadini e degli stessi amministratori; anzi la loro presenza nei mercati funge da calmiere degli stessi prezzi imposti nelle numerosi città mercato presenti ovunque nell'isola. La CSS ha creduto in questi lavoratori abbandonati dai politici e dai sindacati nazionali; la categoria ha risposto ed oggi gli ambulanti sardi sono nella maggioranza iscritti alla ULAAS che è aderente alla CSS. Questi lavoratori in proprio si costruiscono il loro lavoro e il loro reddito per sè e per la loro famiglie e per qualche giovane apprendista. Andiamo fieri di questi lavoratori e siamo sicuri di aver contribuito perché gli stessi - disoccupati - non finissero davanti agli sportelli delle agenzie ex uffici di collocamento.

La CSS chiede alla classe politica e imprenditoriale sarda un nuovo patto sociale che rinnovi le leggi e le forme per creare nuovi posti di lavoro. Troviamo interessanti le misure per agevolare l'imprenditorialità giovanile, le risorse sono ancora poche ed occorre incrementarle perché questa è una delle strade possibili per incentivare i giovani a crearsi il lavoro.

Bisogna sostenere le piccole e medie industrie ed aver il coraggio di modificare la stessa legge regionale n° 44 . Il Presidente della Confindustria sarda Avv. Riccardo Devoto non deve avere paura perché sa bene che la maggior parte dei fondi di questa legge sono andati alle grandi industrie in Sardegna e non hanno consentito alle piccole e medie industrie di crescere; mentre, davanti al crollo della grande industria in Sardegna, è possibile scommettere sulla piccola e medi9a industria dove tra l'altro il rapporto costo-posto di lavoro è tre volte inferiore a quello richiesto nelle grandi industrie.

Ebbene che anche in agricoltura sia incentivata la successione di impresa che salutiamo non solo come svecchiamento della stessa, ma come miglioramento produttivo delle aziende della filiera agro-alimentare e pastorale. Aziende che devono essere sempre più invogliate sostenute a rinnovarsi tecnologicamente tipicizzando il loro prodotto e collegandosi sempre più alle industrie di trasformazione e conservazione.

Non illustrerò la tabella con gli indicatori socio-economici pubblicata nell'ultimo apporto Svimez sullo stato del mezzogiorno ed in particolare della Sardegna. Mi basta sottolineare come la popolazione residente e anagrafica stia diminuendo e come negli ultimi due anni alcuni indicatori come i lavoratori occupati siano in leggero aumento soprattutto nel settore dei servizi, a fronte della diminuzione delle unità impiegate nell'agricoltura e al blocco nel settore costruzioni. Mentre si registra l'aumento in percentuale dell'occupazione dell'industria a fronte della crisi rilevante delle industrie chimiche che, come la Montefibre di Ottana è destinata a chiudere.

Noi della CSS non siamo contro l'industrializzazione della Sardegna né contro l'industria in generale. Ma siamo decisamente contro chi vuole nascondere i dati di un fallimento. C'è l'ha ricordato il capo delegazione operaia di Ottana Armando Pira che nel 1976 andò a Roma in delegazione per trattare la prima cassa integrazione ad Ottana. L'allora Ministro del Lavoro Donat Catin risposte che erano stati già investiti 242 miliardi di lire su Ottana in quegli anni ma Armando Pira corresse il Ministro dicendogli che i miliardi investiti erano 442. Noi diciamo che quella fabbrica improduttiva fin dal suo nascere è costata ai sardi molto di più che un piano di rinascita ed è vergognoso che ci sia ancora qualcuno in Sardegna che difenda l'indifendibile e che non capisca che è ora di spendere i soldi in piani industriali mirati, più produttivi, e con fabbriche non inquinanti. Perché è ora di finirla con il dire che Ottana non ha inquinato il territorio circostante. Diciamo pure che chi aveva il dovere di controllare non ha controllato e che gli amministratori comunali consenzienti si sono svegliati solo dopo la denuncia di un direttore didattico coraggioso che si era accorto che in classe i bambini delle elementari avevano le convulsioni. Chiedetelo all'Associazione dei cittadini di Ottana guidati da Mario Denti che vi può dimostrare quanto inquinamento provocasse quella fabbrica.

 
La CSS è certamente preoccupata dei posti di lavoro che vengono a mancare per un industria di grandi dimensioni che chiude i battenti e spegne le ciminiere. Nondimeno si chiede e accusa come mai in tanto tempo nessuno né classe politica né industriali né gli stessi sindacati confederali abbiano pensato mai ad alternative credibili che dessero risposte anche sul piano lavorativo alle popolazioni di quel territorio.















(Questa tabella è stata pubblicata nell'inserto speciale "Dossier Economia" della Nuova Sardegna del 28/11/2003).

 

Do per acquisiti e letti questi dati per affermare che pur nella gravità della situazione socio economica della Sardegna, non siamo al" disastro" come certi politici e notisti di alcuni giornali lascerebbero intendere. La CSS vede positivo, cautamente positivo, ed è d'accordo con l'appello recente del Presidente della Repubblica Ciampi che invita tutti a vedere più in là e soppesare il ruolo del Made in Italy nel mondo che è certamente positivo.

Nel pre-congresso della CSS di Nuoro del 3/12/2003 emergeva questa considerazione che condivido: c'è evidente in Sardegna la crisi del ceto politico, sindacale e industriale quello più legato al vecchio modello di sviluppo oggi definitivamente fallito; ma vi è una società civile viva e dinamica, un mondo della produzione che, pur avendo avuto meno sostegni economici, si è dimostrata più competitiva e modernamente all'avanguardia.

 

Penso ai vari Renato Soru di Tiscali, ma non trascuro lo stilista Marras e Modolo, gli imprenditori del sughero Molinas e del granito della Gallura , gli imprenditori delle Cantine Sociali di Jerzu, gli imprenditori dell'olio di oliva alcuni primi in Europa nella qualità; non dimentico gli artisti Fresu, Elena Ledda, Marras e Madau, i pubblicitari come Gavino Sanna, i registi come Columbu,Pau,Cabiddu,Sanna e Mereu,i poeti e narratori,gli storici, i fotografi come Falco, gli scrittori Bandinu,Mameli,Mannutzu e Pillonca,gli archeologi come prof.Lilliu,accademico dei Lincei,che ci ha oggi regalato una bellissima ed esaltante intervista che vedremo alla fine di questa mia relazione, i ricercatori e gli scienziati come Gessa, gli imprenditori della filiera agro-alimentare e pastorale quali la 3A di Arborea e i caseifici di Thiesi,i 45 editori sardi che muovono un indotto di 1000 lavoratori con 300 titoli all'anno.Ma penso a quanto fanno i sindaci nei loro paesi:Sono qui il Sindaco di Quartucciu Gilberto Pisu ed il Sindaco di Laconi Paolo Pisu,iscritto alla CSS,ma non sono gli unici ad aver creduto nella società civile.Moltissimi nostri Comuni si sono attivati,vi sono comunità vive,dinamiche che hanno investito in cultura,in musei di tradizione popolare,guide turistiche ed itinerari archeologici e naturalistici per conoscere meglio i propri territori,feste e tradizioni,gare poetiche e premi letterari prestigiosi, incontri ed eventi nazionali ed internazionali.Pensate al Grande Evento della 40 edizione dell'EUROPEADE a Nuoro dal 16 al 20 luglio 2003.Il Presidente dell'Europeade Bruno Peeters ci ha ringraziato e parla nella sua lettera di"un successo strepitoso.Né il caldo torrido,né le condizioni logistiche relativamente difficili hanno potuto oscurare il successo di questa solenne festa annuale della Cultura popolare europea.Gli oltre 5 mila partecipanti hanno gioito:E' stato bello! Le autorità locali e le personalità di spicco di Nuoro ci hanno confidato che la nostra manifestazione ha scosso la città e che questa 4O edizione dell'Europeade ha suscitato delle reazioni presso la popolazione locale che si riveleranno importanti per il futuro della comunità".Tutto è andato bene,aggiungiamo noi,L'aspetto negativo sono stati i pasti serviti agli ospiti in prevalenza giovani,a cui è stato offerto scarsissimo cibo:Anche da questo fatto cerchiamo di ricavare l'insegnamento che è meglio scegliere i nostri prodotti e fare quello che sappiamo fare benissimo,rifuggendo da false modernità:Se l'assessore di Nuoro avesse ascoltato il nostro Armano Piras,membro del Comitato Internazionale dell'Europeade e neosenatore della Cultura Popolare Europea,sicuramente i giovani ospiti dei gruppi internazionali sarebbero rimasti più che soddisfatti e gli allevatori nuoresi ben pagati per l'utilizzo dei prodotti locali,invece si è scelto di affidarsi a società di cattering,estranee alla nostra ospitalità.

Ma l'elenco dei personaggi della nostra società civile sarebbe lungo e mi scuso per le dimenticanze. Oggi in Sardegna, a dispetto del ceto politico, della crisi idrica, della lingua blue, delle risorse finanziarie pubbliche disponibili, della lentissima riforma delle burocrazie regionali, del costo del denaro due punti più caro che nel resto d'Italia, OGGI IN SARDEGNA CI SONO FORTI SEGNALI DI RIPRESA.

 

Ha ragione il mio amico contadino che in un recente convegno della CIA sulla crisi in agricoltura mi ha detto: "seusu suffrendi prus po sa politica che po su tempus malu. Anti fattu prus dannu issus che sa siccidadi".

 

Gentili ospiti

Cari delegate e delegati

Da questo congresso si leva un appello forte alla classe politica sarda perché trovi l'unità sui problemi dei sardi e trovi coesione e forza per restituire alla politica il ruolo vero di programmazione dello sviluppo. C'è uno spazio politico in Sardegna non fatto di formule ma di programmi in cui uomini di prestigio, di cultura, di grandi capacità manageriali possono ritrovarsi insieme per lanciare ed accogliere la sfida. Penso a ciò che è avvenuto nella Valle D'Aosta dove pure esistono tanti partiti nazionali ma dove la forte coesione ha prodotto il miracolo del 57% di voti all'Union Valdotain.

Non dobbiamo avere paura. Questi giorni mentre andavo in giro per la Sardegna ho incontrato molti uomini politici. Con alcuni di essi abbiamo lasciato da parte le formalità e siamo entrati nel vivo dei problemi della Sardegna. Ho trovato una disponibilità nuova ed un atteggiamento di ascolto inusuale. In alcuni tanta umiltà e sofferenza.

Mi sono detto: questo è il momento giusto per i sardi e la Sardegna. Non solo perché si riscoprono le radici e si ritorna alle fonti culturali e profonde del nostro popolo; ma perché si ammettono gli errori di ieri e di oggi e si è pronti a cambiare ed in alcuni casi si è pronti a mettersi da parte e si è disposti anche a sciogliere piccole e significative formazioni politiche.

Ma c'è molta incertezza. Molti hanno paura di ciò che succederà in Sardegna quando si uscirà dall'OBIETTIVO UNO e verranno a mancare risorse finanziare ingenti ed allora, non solo il mondo politico, ma anche quello industriale e della maggior parte delle aziende operanti in Sardegna, associazioni culturali e sportive che sono legate al bilancio regionale non sapranno più a chi invocarsi. Tutti questi soggetti hanno paura. Tutti mi dicono: se verranno a mancare i finanziamenti europei la disoccupazione crescerà e sarà come un fiume in piena e la società civile sarda non reggerà.

Anche la CSS è preoccupata, ma non vuole farsi prendere dalla disperazione dalla paura.

L'allargamento dell'Europa a popolazioni e nazioni che hanno il PIL inferiore a noi, non deve essere visto come un fatto negativo e penalizzante. Dobbiamo, invece, scoprire gli strumenti nuovi che l'Unione Europea ci offre; strumenti più adeguati alle nostre esigenze di grande isola nel mediterraneo. Ed allora occorre studiare meglio ed approntare tutti gli strumenti previsti negli accordi di Barcellona, di Amsterdam e di Nizza e puntare sulle risorse previste per il sostegno all'insularità, dove l'essere isola è riconosciuto dall'intera Europa come un iniziale svantaggio da colmare con una vera politica di continuità territoriale europea e con enormi risorse che controbilanciano la perdita di quelle allocate nell'OBIETTIVO UNO.

Sempre che non corrispondano al vero le notizie che l'On. Mario Segni recentemente ha dato relative alla decisione presa a Napoli da Ministri della UE che avrebbero escluso la Sardegna dai Fondi strutturali per le Isole.

Si devono rafforzare i legami di collaborazione con le altre grandi isole mediterranee e si deve puntare ad uno sviluppo equilibrato dell'Unione Europea sapendo che la politica di Maastricht è largamente superata e che la spinta data soprattutto dalla Germania per indirizzare tutta la politica economica della UE verso i mercati dell'est è stata corretta dai paesi membri Francia e Spagna in testa che hanno voluto fortemente un'attenzione maggiore alle politiche di sviluppo per il sud dell'Europa e per le Isole i cui mercati naturali sono in modo particolare quelli dei paesi frontalieri del nord-africa e del Magreb.

Sappiamo, dunque, leggere bene il nostro futuro e capire in che direzione vanno oggi i flussi finanziari ma anche quelli migratori e turistici.

 

DOBBIAMO ATTREZZARCI

E' questo il primo impegno se non vogliamo perdere altre occasioni di sviluppo.

Quando il 30 settembre 2003 il neo Presidente della Giunta Regionale On. Italo Masala e la Sua Giunta ci hanno presentato il DPEF 2004-2006 ci siamo trovati un piano perfetto dal punto di vista della struttura, delle priorità e per la prima volta della individuazione delle responsabilità in capo ad ogni assessorato con linee guida moderne sotto il profilo dell'efficienza e dell'efficacia.

Era un piano troppo perfetto per essere attribuito al mondo politico. Infatti il piano è stato predisposto dall'economista Paolo Savona e fatto proprio prima dalla giunta Pili ed ora dalla Giunta Masala. L'amara verità sta nelle ultime pagine del piano dove si dice la nuda verità

Le risorse non ci sono e non bastano per coprire tutte le spese previste. Occorre contrarre uno o più mutui rilevanti nel 2004 per un importo complessivo di euro 2.525.766.000 che va a coprire il disavanzo di amministrazione presunto al 31/12/2003. La spesa storica della Regione Sardegna è di 4.271.033 migliaia di euro. Nel 2003 detta spesa dovrebbe essere ridotta di 579.532 migliaia di euro, ma la previsione del DPEF per il 2004-2006 è pesante:

2004

2005

2006

4.147.501

3.307.044

3.269.958

Espressi in migliaia di euro

 

Bisogna partire da questa realtà, se non si vuole il fallimento.

Alla Giunta dell'On. Masala va il merito di non aver nascosto la verità e il coraggio di aver accolto la sfida per lavorare assiduamente ad un progetto e forse ad una staffetta per un governo regionale più forte e autorevole fino alle prossime consultazioni regionali.

Tutti noi sardi dobbiamo sapere qual è il debito nostro e dei nostri figli; ma questa verità che per molti è tragica e che psicologicamente può portare allo scoramento e alla bulia, deve invece provocare uno scossone salutare per andare avanti puntando tutto sulle nostre forze, intelligenza fantasia, intrapresa, pulizia e trasparenza.

Gli economisti ci dicono che nel corso del 2002 si è verificato un massiccio deflusso di fondi dal mercato del dollaro e da quelli azionari. La Tendenza non pare essersi modificata nel 2003 . In conseguenza di ciò- nel periodo marzo 2002-2203 il deprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro e dello yen ha raggiunto, rispettivamente, il 21% e 11%. Nello stesso periodo l'indice Dow Jones è sceso del 26%. Queste tendenza, dicono gli economisti, sono, in parte anche conseguenza dei timori determinati dall'ampliamento di disavanzo di conto corrente della bilancia dei pagamenti USA ( dovuto anche al forte sborso per sostenere le spese folli militari). Questo disavanzo è passato da 393 miliardi di dollari nel 2001 ( 3,9% del PIL americano) a 500 miliardi di dollari nel 2002 ( 4,8% del PIL americano). Nonostante la caduta della produzione industriale e dell'occupazione, nel 2002 l'aumento del prodotto interno lordo negli stati Uniti è stato del 2,4% contro lo 0,3% del 2001. Questo risultato è dovuto essenzialmente alla crescita dei consumi (3,1% nel 2001)e ad un forte sostegno della spesa da parte del settore pubblico ( commento: alla faccia del neoliberismo e del libero mercato).

Per quanto riguarda la Sardegna, nella media del settennio 1996-2002 il tasso di crescita annuo regionale si è attestato (dati Svimez) al 1,7%, in linea con il dato medio italiano (1,7%) e superiore a quello del mezzogiorno (1,4%).

Per quanto riguarda il mercato del lavoro (sempre dati Svimez) il dato più significativo da evidenziare e che nel periodo 1995.2002 il tasso di disoccupazione in Sardegna è migliorato di oltre 5 punti in percentuale passando dal 42,2 % al 47,4 %.

Nel periodo considerato, il tasso di occupazione in Sardegna risulta costantemente inferiore di circa 10 punti percentuali rispetto all'analogo dato nazionale, ma superiore mediamente di circa tre punti rispetto la valore del mezzogiorno. Questo è un segnale del tutto positivo.

Le sorprese arrivano soprattutto dalle donne, in particolare per la classe di età 25-29 anni il cui tasso di occupazione medio regionale è aumenta due anni di quasi 8 punti percentuali passando dal 28,2% nel 2000 al 36% nel 2002. Per essere oggettivi bisognerebbe scorporare questo dato e vedere quante donne sono entrate nel mondo del lavoro con contratti part-time o altre forme di lavoro a tempo determinato assimilabili al precariato.

Il dato della Sardegna si discosta molto da quello nazionale pari al 42% nelle fasce di età 15-64 anni mentre in Sardegna tale tasso di occupazione femminile è del 31,2 % (dato 2002). Il dato maggiormente significativo è quello della Provincia di Sassari 34% mentre il dato medio regionale complessivo (maschi e femmine) del 2002 è del 41,7%. La Provincia di Oristano è quella che si discosta di è più dal dato nazionale complessivo ( maschi e femmine 2002) attestandosi al 37% rispetto al dato nazionale apri al 44,4%. Per altro a livello provinciale il tasso di disoccupazione totale ( maschi e femmine) resta molto alto nella Provincia di Cagliari ( 21,9%) mentre scende nella Provincia di Sassari (14%); a Nuoro si attesta sul 16,5% e ad Oristano sul 17,2%.

Mi sono voluto dilungare sui dati della disoccupazione per sottolineare che è innegabile rispetto al 1998 - data del nostro ultimo congresso - che il trend è positivo anche se per essere oggettivi occorrerebbe mettere a confronto i dati con quelli del reddito per provincia.

Non c'è il tempo ne lo spazio per essere esaustivi rimando semmai al dibattito congressuale per chi volesse approfondire questo confronto. Dai dati in possesso emerge che la Provincia di Cagliari e Sassari guadagnano posizione nel reddito pro-capite, meno la Provincia di Nuovo e ancor meno quella di Oristano.

 

 

CONCLUSIONI

La relazione ad un congresso sindacale come il nostro non può essere un trattato di economia, anche se alcuni dati essenziali occorreva dare. Sono consapevole che mancano molti passaggi nella relazione a cui avrei voluto dare più spazio , ma occorre chiudere e quello che mi sta più a cuore è il messaggio" PO SU TRABALLU, PO SA FELICIDADE DE SU POPULU SARDU"

Per il lavoro, dunque, PO SU TRABALLU,

ad iniziare da quello che sappiamo fare riconquistandoci il fare, partendo dal segreto antico dei nostri padri che è quello di credere che ogni prodotto è oggetto-cultura e in quanto tale è frutto concreto di intelligenza, fantasia, cultura, e tradizione.

Bisogna ritornare ad esaltare il nostro saper fare. D'innanzi ad un mondo globalizzato dove la massiccia dose di informatizzazione che doveva esaltare il particolare, la pluralità ha finito per appiattire e centralizzare, la nostra sfida è nel rilanciare il valore della nostra identità e diversità.

Ogni nostro oggetto-prodotto frutto del nostro lavoro, deve portare il segno di questo essere noi stessi - noi sardi, fieri di essere diversi, unici nel mondo.

Ma questo, lo dico, non pensando ad un isolamento che non serve, ma scoprendo che oggi con le nuove tecnologie possiamo colloquiare con il mondo in tempo reale ( il mondo di internet) e ciò vale per lo scambio di idee, di progetti, di lavori, in un crescendo di integrazione europea e mondiale.

 

La sfida è di non farci assorbire, annientare nel globale. Noi sardi che abbiamo dalla nostra parte un'antichissima storia che si perde nel mondo dei nuragici, la cultura, la tradizione, gli esempi di società basata sulle comunità dove l'autorità è circolare e dove il sovrano è il capo interpares, i confini di un isola splendida, la nostra identità fatta anche di sapori e odori della nostra terra che dobbiamo sapere preservare dagli assalti di chi non ci rispetta, di chi viene per depredarti e non in segno d'amicizia per crescere e produrre insieme.

L'unico modo per competere in un mondo globalizzato, ci ricorda Renato Soru è " focalizzarsi sulla diversità… diversità vuol dire identità, cultura, storia, prodotti dei lavori tradizionali, ambiente, turismo."

"L'identità non è solamente un interesse di memoria, un riconoscimento. La novità di questo nostro tempo è che l'identità è una grande ricchezza economica. In un mercato globale che ha bisogno di qualità ed ha un disperata esigenza di diversità, affacciarsi con una identità cosi forte" ( come quella di noi sardi) è un valore aggiunto formidabile. "Vuol dire che c'è un agricoltura di identità e di prodotti che ci identificano, di prodotti diversi che possono essere portati nel mercato globale e possono identificare la Sardegna nel momento in cui il mercato globale arriva in Sardegna attraverso il turismo. E quel turismo conclude Soru, può essere la nostra vetrina".

 

Mentre leggevo queste riflessioni mi sono ricordato che la CSS non solo è convinta di questo progetto ma su di esso ci ha speso convegni e studi.

L'Assessore all'Agricoltura On. Felicetto Contu recentemente incontrato, amaramente mi riferiva che alcuni produttori di carciofi spinosi ( in Sardegna siamo i maggiori produttori) hanno venduto ai produttori pugliesi i bulbi. Come dire che ci vuole poco per capire che questo prodotto - tipico della Sardegna - sarà presto sul mercato col marchio di un'altra Regione dove c'è più acqua che in Sardegna.

 

Essere gelosi nel senso giusto dei propri segreti, delle proprie sementi è anche questa identità e è anche questa economia. Ma in Sardegna c'è di più. Dobbiamo difendere la nostra dignità a partire dai territori e dei nostri posti di lavoro.

Dal Congresso dei lavoratori PT del 30/11/2003 è venuto un grido di allarme, anzi si è proposta una vera e propria vertenza. La vertenza delle vertenze - hanno detto i delegati contro un'Azienda che, invece di esaltare le professionalità, inculca nei lavoratori soggezione e obbedienza a leggi del mercato che vengono presentate come sacre e indiscutibili, contro la stessa dignità delle persone umiliate e derise con metodi assolutamente inaccettabili, minacce di trasferimento, declassazione, imposizioni. Si può stare in un mercato globale, consapevoli del proprio lavoro e della propria funzione sociale senza accettare e sottostare a servilismo e carrierismo sfrenato.

Il recente Decreto varato dal Consiglio dei Ministri sulla privatizzazione della Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. non è solo una grande operazione di privatizzazione del gigantesco intermediario finanziario del Tesoro, ma prelude ad una ulteriore riforma di Poste Italiane S.p.A. che per Decreto ne detiene il 35% delle quote mentre il 10,35% va all'ENEL ed il 10% all'ENI. Ritorna puntuale l'ipotesi di creare una nuova grande banca unendo Banco Posta e Cassa Depositi e Prestiti per poi sganciare tutto il settore postale puro della corrispondenza e recapito in un'unica o magari più Aziende (spezzatino) di settore come è avvenuto già per la TELECOM. Ciò potrebbe comportare un pericolo per il servizio universale soprattutto nei centri più piccoli contro le fascie più deboli della popolazione.

Certo noi siamo per la modernità e il progresso ma essendoci noi come protagonisti e attori del nostro futuro. Riappropriamoci della nostra lingua, la lingua sarda che, unitamente alle altre lingue, deve essere studiata e posseduta dai nostri giovani. Una lingua libera, non più tagliata e soffocata, una lingua che i nostri studenti universitari iniziano ad usare per scrivere e discutere le loro tesi di laurea; una lingua che deve essere introdotta obbligatoriamente in tutte le scuole di ogni ordine e grado della Sardegna. Rompiamo gli indulgi; non lasciandoci guidare da chi ci ha sempre frenato con argomenti di falsa democrazia. La lingua sarda deve diventare un insegnamento obbligatorio nelle nostre scuole se non vogliamo perderla definitivamente.

 

I giovani, le nuovi generazioni rischiano di non potersi abbeverare a questa fonte di ricchezza e musicalità qual'è la nostra lingua sarda, oggi anche strumento necessario per ridare unità a questo nostro popolo e coscienza di se.

 

Il poeta e scrittore Francesco Masala, impedito a letto dal riacutizzarsi della ferita di guerra alla gamba, il novantenne Ciccito Masala, mi prega di salutarvi tutti, con stima e affetto e però ci esorta di fare della battaglia sulla lingua nella scuola una battaglia senza se e senza ma, come per la pace contro qualsiasi guerra. Lo scrittore amico Paolo Pillonca mi ha insegnato che un popolo senza lingua è come un uccello senza ali.

Per questo, cari delegate e delegati, il nostro Congresso deve sancire questo impegni di lotta. La Lingua sarda sia insegnata obbligatoriamente in tutte le scuole in Sardegna.

Perché in Sardegna si riunisca nuovamente questo Popolo che a gran voce chiede l'Assemblea Costituente per darci una nuova carta, un nuovo statuto che non sia un patto tra diseguali, ma una vera e propria costituzione che parta dalla nostra identità e sovranità di Nazione Sarda per confrontarsi da PARI con l'Italia , con l'Europa dei Popoli e con il mondo.

QUESTA E' LA NOSTRA FORZA E QUI STA LA NOSTRA FELICITA'

 

Perché felicidade vuol dire libertà, democrazia, progresso, consapevolezza, speranza, autostima, protagonismo. Usciamo dal torpore, dalla cappa di chi ci vuole prigionieri nel bisogno.

Abbiamo molte ricchezze qui in Sardegna. La prima siamo noi con le nostre speranze.

Abbiamo un ambiente meraviglioso, che è la più grande ricchezza e identità della Sardegna e la nostra terra è ineguagliabile, delimitata dal mare e quindi non soggetta a confini altrui.

C'è il sole, l'aria pura, il terreno in gran parte incontaminato.

 

Difendiamo il nostro Ambiente, è anch'esso un valore aggiunto per tutto: per la nostra salute, per le vacanze, per l'agricoltura e la pastorizia, per le industrie compatibili con nostro ecosistema che nessuno deve osare compromettere perché li, nel nostro ambiente, ci sono le bio-diversità, i semi della nostra identità, i segni e i volti della nostra felicità.

 

W LA SARDEGNA

W I SARDI

W LA CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA

 

 

Il Segretario Generale

Dr. Giacomo Meloni

 

 

 


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